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Noce

 

Biologia e distribuzione

Il noce comune o noce bianco o, ancora, noce nazionale (Juglans regia L., 1753) è il rappresentante più importante dal punto di vista economico della famiglia delle Juglandaceae. Originario dell’Asia occidentale e del Mediterraneo orientale, il castagno venne diffuso nel resto del Mediterraneo dai Romani e, successivamente, da Carlo Magno, per la raccolta dei suoi frutti. Il noce comune è un albero vigoroso e caratterizzato da un tronco solido, alto, dritto e con un portamento maestoso, che può raggiungere i 30 m. Negli esemplari adulti, la corteccia è di colore grigio scuro e presenta profonde fessure longitudinali.

 

Le foglie sono verde chiaro e lunghe fino a 35 cm, alterne e composte da 3-9 segmenti ruvidi con margine quasi semplice. I fiori sono riuniti in amenti penduli dalla lunghezza di 10-15 cm.

Il frutto è una drupa composta da un esocarpo carnoso che, a maturità, si scurisce e libera l’endocarpo legnoso, ovvero la noce vera e propria, che costituisce il seme. L’apparato radicale è fittonante, profondo e costituito da poche voluminose radici principali.

Questa specie teme le temperature molto basse e dunque predilige le esposizioni soleggiate, soprattutto alle quote superiori in cui vegeta. Tuttavia, non tollera l’eccessivo calore, l’aridità o i terreni eccessivamente impregnati d’acqua. In Friuli Venezia Giulia, si estende dalla costa ai fondovalle del settore alpino. Nel Carso è una specie abbastanza comune, ma non si trova quasi mai allo stato arboreo.

Descrizione del legno e dei suoi impieghi

Il legno di noce nazionale è tra i più pregiati e ricercati a livello nazionale: è duro, con venature visibili e un colore caratteristico, che lo rende perfetto per la realizzazione di mobili, intarsi e sfogliati. Viene utilizzato anche per lavori di tornitura, strumenti musicali e calci di fucile. Esclusivo è l’utilizzo per i cruscotti di automobili di lusso con sfogliati marezzati.

Curiosità

Gli antichi attribuivano al noce un’aura sacra e lo consideravano una pianta divina. Non a caso il nome del genere deriva dal latino “Jovi glans”, ovvero “ghianda di Giove”.

La particolare forma del suo frutto, che ricorda quella del cervello umano, fece nascere la credenza che fosse utile nella cura dei disturbi mentali. Secondo la teoria delle signature di Paracelso, infatti, l’aspetto esteriore di una pianta ne rivelerebbe le proprietà terapeutiche. Per questo motivo il grande medico e alchimista consigliava il consumo di noci come rimedio contro le malattie della mente, mentre nella tradizione popolare esse venivano spesso considerate un simbolo di saggezza profonda e nascosta.

Scarica il report con i dati sulle proprietà regionali

Scarica il documento lavorabile con i dati periodicamente aggiornati sull’andamento del patrimonio forestale della regione Friuli Venezia Giulia.

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